martedì 15 dicembre 2009

ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI

Copenaghen: stop all'acidificazione degli oceani


Al vertice Onu sul clima a Copenaghen, l' Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn)ha presentato un rapporto riguardante le ripercussioni che le emissioni da gas serra, in particolare CO2, avrebbero sugli ecosistemi marini.

Il rapporto fa il punto sulle più recenti scoperte scientifiche che riguardano all’abbassamento del pH delle acque degli oceani e ne precisa le azioni che sono urgentemente necessarie per fermare la sua accelerazione. L'oceano fornisce circa la metà delle risorse naturali della Terra, assorbe anche il 25% di tutta l'anidride carbonica emessa ogni anno, e produce la metà dell'ossigeno che respiriamo. Ma l'acidità degli Oceani è aumentata del 30% in 250 anni, ovvero con l'industrializzazione. Se i livelli di CO2 nell'atmosfera continuassero ad aumentare con questo trend, l'acidità potrebbe crescere del 120% entro il 2060, un livello mai raggiunto in 21 milioni anni. Entro il 2100, il 70% dei coralli sarà esposto ad acqua corrosiva.

Precedenti episodi di acidificazione degli oceani sono stati collegati alle estinzioni di massa di alcune specie, ed è ragionevole supporre, afferma l'Iucn, “che ora le stesse condizioni potrebbero portare alle stesse conseguenze”. Secondo il rapporto “non c’è più dubbio che l'oceano è in fase di profondi cambiamenti che avranno un impatto su molte vite umane ora e nelle generazioni future, a meno che non si agisca con rapidità e decisione”. “Tale fenomeno può essere meglio descritto come il gemello cattivo del cambiamento climatico”, spiega Dan Laffoley, editor della guida, Vicepresidente Iucn della Commissione mondiale sulle aree protette.

“Abbiamo voluto realizzare questa guida sui tanti modi con cui l'acidificazione degli oceani può alterare il funzionamento dell'oceano viste le possibili conseguenze devastanti di tale fenomeno. Ma ci auguriamo anche che questa guida possa funzionare da campanello d'allarme per i decisori perché possano mettere al centro delle discussioni anche gli oceani”.

venerdì 4 dicembre 2009

NUOVO TEST PER LA RICERCA DELL'ARSENICO NELLE ACQUE POTABILI

Il colore che rivela la presenza dell'arsenico


I ricercatori americani della Jackson State University, Mississippi hanno sviluppato un test per misurare rapidamente e con precisione i livelli di arsenico nell'acqua potabile anche a concentrazioni molto basse. Il test utilizza una soluzione di nanoparticelle d'oro capaci di colorare la soluzione in base alla presenza del metallo tossico. Si spera che la ricerca semplificherà il compito di tracciare i punti attivi di contaminazione da arsenico in tutto il mondo.
Tutta l'acqua potabile contiene piccole quantità di arsenico, ma in alcune parti del mondo, come il Bangladesh, India e sudest asiatico, i livelli possono essere ben di sopra del 10 parti per miliardo (ppb) limite consigliato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Una volta individuato l’arsenico, la sua rimozione diventa un processo relativamente semplice, mentre rilevarlo è un processo lungo che richiede prodotti chimici pericolosi, come la mercuric bromide e il sodium borohydride.

“Il nostro processo è molto più semplice, come pure come altamente sensibile e selettivo. Basta aggiungere il prodotto nell'acqua e il viraggio del colore indicherà la quantità di arsenico che c'è” dice Paresh Chandra Ray, che ha guidato il team di ricerca.

Il team ha sviluppato delle nanoparticelle che possono complessare l’arsenico formando dei clumps che in base alla concentrazione del metallo possono diventare anche molto grandi causando il viraggio di colore. Con un esame colorimetrico dunque si può stabilire con grande precisione la concentrazione dell’arsenico.

“La maggiore precisione ci permetterebbe di mappare le aree di contaminazione da arsenico molto più efficacemente, e vi sono vaste zone che hanno un urgente bisogno di questo tipo di mappatura. Questo metodo semplifica enormemente il processo di testing in modo da non richiedere alcuna formazione speciale o prodotti chimici scomodi.”

Gli studiosi fanno notare tuttavia che sarà necessaria prima una sperimentazione rigorosa. “I risultati dovranno essere convalidati con ICP-MS“.

mercoledì 2 dicembre 2009

IL LIVELLO DEL PO SALE IN MANIERA PREOCCUPANTE

Piogge incessanti: le acque del fiume Po salgono in modo preoccupante


A causa delle intense precipitazioni che si sono succedute negli ultimi giorni, il livello idrometrico del fiume Po è salito di due metri in un solo giorno. E' quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti nella serata del trenta gennaio al Ponte della Becca in occasione dell'allerta della Protezione civile sull'ondata di maltempo che sta attraversando l'Italia.

La pioggia in questa fase stagionale è importante per ripristinare le riserve idriche ma i forti temporali, con precipitazioni intense, provocano danni poiché i terreni secchi non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento portando con sé la parte superficiale del terreno. Un pericolo per il territorio nazionale dove - precisa la Coldiretti - sette comuni italiani su dieci sono considerati a rischio per frane ed alluvioni su una superficie di oltre 21mila chilometri quadrati.

La maggiore frequenza con cui si verificano eventi estremi è la conferma dei cambiamenti climatici in atto anche in Italia dove si stanno manifestando tra l'altro sfasamenti stagionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge.

Si tratta di una situazione che è destinata a influenzare la vita dei cittadini, ma anche il comportamento della natura e con esso l'esercizio dell'attività agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.

PFAS COME EIMINARLI DALL'ACQUA POTABILE

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