Estrarre uranio dall'acqua di mare
Gli esperti stimano che gli oceani contengono miliardi di tonnellate di uranio che potrebbe essere utilizzato in centrali nucleari. Finora, tuttavia, si è rivelato troppo difficile da estrarre. Recentemente però una ricerca statunitense pubblicata dalla rivista Chemical Science, descrive una nuova classe di molecole capace di estrarre il minerale dagli oceani.
Il ligando a cui stanno lavorando i ricercatori dello Scripps research institute di La Jolla, in California, ha mostrato nelle prove di laboratorio una grande affinità per l'uranio, che riesce a "incapsulare" e poi rilasciare. La speranza è che la ricerca porterà a modi economici di estrarre uranio dagli oceani.
Infatti, negli oceani ci sono solo 0,003 parti per milione di questo minerale, ma se si riuscisse ad estrarlo costituirebbe una fonte pressoché infinita, stimata in 4,5 miliardi di tonnellate: "Questa quantità - ha spiegato uno degli autori della ricerca, Orion Berryman - è mille volte superiore a quella che si trova sulla terraferma".
In pratica una scorta illimitata. La ricerca appare sulla rivista Science Chemisty ed è stata pubblicata dalla Royal Society of Chemistry
sabato 19 giugno 2010
martedì 1 giugno 2010
NAPOLI E CASERTA LA FALDA INQUINATA DA SOSTANZE CANCEROGENE
Napoli: la falda acquifera inquinata da 25 anni
Le analisi non lasciano dubbi: la falda acquifera nei terreni dell’area Nord di Napoli fino a sud di Caserta è inquinata da sostanze cancerogene. Un vero e proprio disastro ambientale, causato da rifiuti speciali e fanghi pericolosi, a cui si aggiungono quelli non speciali e i solidi urbani, sversati per 23 anni nei terreni a Nord di Napoli anche dopo il sequestro dell'area nel 2004 e in totale assenza di misure di contenimento e di preservazione per l'ambiente.
A sostenerlo è il geologo Giovanni Balestri in una relazione consegnata alla DDA di Napoli. Una contaminazione che mette in serio rischio la popolazione che utilizza i pozzi, anche per usi alimentari, e le parecchie attività agricole e zootecniche che usano l'acqua per l'irrigazione dei campi e il beveraggio degli animali.
I dati stilati da Balestri evidenziano che la contaminazione potrebbe arrivare anche alla rete idrica superficiale idrica dei Regi Lagni. Secondo il geologo si tratta di ''un disastro ambientale che mostrerà tutta la sua virulenza sull'uomo tra 79 anni, nel 2064''. Infatti, tanto impiegherà il percolato, non arginato da alcuna forma di contenimento e mai smaltito, ad attraversare il tufo sottostante per poi manifestarsi.
Nell'ex area Resit sarebbero state sotterrate 314 mila tonnellate di rifiuti speciali, 160.500 di rifiuti speciali non pericolosi e 305mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. Un quadro, quello portato alla luce anche grazie alle dichiarazioni del pentito Gaetano Vassallo, che fa rabbrividire e che ha spinto i tecnici nominati dalla Procura a spingere sul pedale dell’acceleratore, affinché s’intervenga quanto prima, anche con provvedimenti drastici.
In tale direzione, s’inserisce l’ordinanza adottata dal sindaco di Giugliano Giovanni Pianese che, tra l’altro, decreta il divieto di vendere il raccolto dell’area a maggior rischio. Ma c’è di più: lo stesso primo cittadino, in una lettera indirizzata a Procura e Provincia di Napoli, spiega che “se non ci saranno interventi immediati di bonifica, si potrebbe arrivare al blocco totale dell’utilizzo dell’acqua dei pozzi ed al divieto di commercializzazione di frutta e verdura di un’area più estesa, che arriva fino a CastelVolturno”. Vista la gravità della situazione, per il risanamento dell'area ex Resit sono stati stanziati ''ad horas'' 50 milioni di euro.
Le analisi non lasciano dubbi: la falda acquifera nei terreni dell’area Nord di Napoli fino a sud di Caserta è inquinata da sostanze cancerogene. Un vero e proprio disastro ambientale, causato da rifiuti speciali e fanghi pericolosi, a cui si aggiungono quelli non speciali e i solidi urbani, sversati per 23 anni nei terreni a Nord di Napoli anche dopo il sequestro dell'area nel 2004 e in totale assenza di misure di contenimento e di preservazione per l'ambiente.
A sostenerlo è il geologo Giovanni Balestri in una relazione consegnata alla DDA di Napoli. Una contaminazione che mette in serio rischio la popolazione che utilizza i pozzi, anche per usi alimentari, e le parecchie attività agricole e zootecniche che usano l'acqua per l'irrigazione dei campi e il beveraggio degli animali.
I dati stilati da Balestri evidenziano che la contaminazione potrebbe arrivare anche alla rete idrica superficiale idrica dei Regi Lagni. Secondo il geologo si tratta di ''un disastro ambientale che mostrerà tutta la sua virulenza sull'uomo tra 79 anni, nel 2064''. Infatti, tanto impiegherà il percolato, non arginato da alcuna forma di contenimento e mai smaltito, ad attraversare il tufo sottostante per poi manifestarsi.
Nell'ex area Resit sarebbero state sotterrate 314 mila tonnellate di rifiuti speciali, 160.500 di rifiuti speciali non pericolosi e 305mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. Un quadro, quello portato alla luce anche grazie alle dichiarazioni del pentito Gaetano Vassallo, che fa rabbrividire e che ha spinto i tecnici nominati dalla Procura a spingere sul pedale dell’acceleratore, affinché s’intervenga quanto prima, anche con provvedimenti drastici.
In tale direzione, s’inserisce l’ordinanza adottata dal sindaco di Giugliano Giovanni Pianese che, tra l’altro, decreta il divieto di vendere il raccolto dell’area a maggior rischio. Ma c’è di più: lo stesso primo cittadino, in una lettera indirizzata a Procura e Provincia di Napoli, spiega che “se non ci saranno interventi immediati di bonifica, si potrebbe arrivare al blocco totale dell’utilizzo dell’acqua dei pozzi ed al divieto di commercializzazione di frutta e verdura di un’area più estesa, che arriva fino a CastelVolturno”. Vista la gravità della situazione, per il risanamento dell'area ex Resit sono stati stanziati ''ad horas'' 50 milioni di euro.
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